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lunedì 11 marzo 2013

L'Italia è fallita in 16 punti

Mentre i giornali parlano di tutt'altro ecco la libertà di dire come stanno le cose.

L'Italia è fallita.

16 punti lo  dimostrano:


  1. Nel 2012 hanno chiuso 380.000 imprese
  2. 1 impresa su 2 si indebita per pagare i propri collaboratori o pagano a rate (CGIA di Mestre)
  3. 1 impresa su 2 accumulano debiti tributari o ricorrono a crediti esterni per far fronte al carico fiscale
  4. la pressione fiscale per le imprese è al 75% (o forse più)
  5. in rapporto al PIL la pressione fiscale è il 44%
  6. dall'inizio della crisi i titoli di credito (assegni, cambiali, ecc.) che alla scadenza non hanno trovato copertura sono saliti del 13%
  7. le sofferenze bancarie sono salite del 165% (CGIA Mestre)
  8. Dopo il doppio salvataggio di MPS (prima con i tremonti bond e oggi con i Monti bond) ci fanno salire dubbi sulla solvibilità delle banche. Che misure sono state prese in merito per la trasparenza? Nessuno.
  9. L'INPS ha un buco di 10 miliardi di euro e il 77% hanno prestazioni pensionistiche inferiori ai 1.000 € e 2,4 milioni sono le pensioni inferiori ai 500 € mensili che aumentano la povertà in età avanzata
  10. i  disoccupati sono circa 3 milioni con una percentuale che si attesta al 12% mentre la disoccupazione giovanile è al 38% (quello della Grecia 2 anni fa) con picchi di 50% al sud. Con i cassaintegrati (che ovviamente non sono tra i disoccupati) che usciranno dalla cassaintegrazione per ritrovarsi disoccupati arriveremo al 15% di disoccupazione.
  11. Il debito pubblico nonostante (o malgrado?) Monti è salito di oltre 80 miliardi superando la soglia dei 2.000 miliardi di euro e un rapporto deficit Pil al 128%
  12. la crescita italiana dall'inizio della crisi si è contratta del 7% (nel periodo Monti è crollato del 2,4%)
  13. consumi precipitati al 2001 e le famiglie per arrivare a fine mese intaccano i risparmi
  14. sempre più comuni sono sull'orlo del fallimento
  15. Le PA devono alle imprese 70 miliardi di euro da sommare ai crediti vantati verso le autonomie locali di altri 70 miliardi di euro (in totale 140 miliardi!), quest'ultimi non rendicontati nel debito pubblico (chi se li comprerà questi debiti?) che altrimenti vedrebbero schizzare il rapporto deficit/PIL al 140%
  16. Le imprese italiane negli ultimi 6 anni hanno persi 500 miliardi di euro e dopo le proiezioni negative della Merkel (ha previsto altri 5 anni di crisi) la sostenibilità del sistema produttivo è a rischio fallimento.
Questi i punti del non ritorno.

L'unica apparenza viene lasciato al settore bancario che evita che tutto venga spazzato via per il momento. La politica lascia ancora questa parvenza prima che il mercato selvaggio si avventi sull'Italia deprendandola del poco che le resta.

Bisogno ricominciare prima che questo accada e cercare una nuova politiva unito ad un nuovo modo di fare economia, non è più una scelta ma una necessità. Vivere come viviamo oggi non è più nelle nostre possibilità, prima ce ne accorgeremo e prima potremo risalire e permettere alle generazioni future di avere le possibilità di cui noi stessi abbiamo usufruito. 
Alziamoci le maniche e ripartiamo. l'Italia, anche se fallita, è tutta da ricostruire.






Tratto dall'articolo vincitori e vinti (all rights reserved)

Fonti:


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